Imposte sui redditi: la differenza da recesso è indeducibile dal reddito d'impresa

La somma pagata a un socio uscente a titolo di differenza da recesso, considerata come liquidazione anticipata di utili latenti, non può essere dedotta fiscalmente dalle società di capitali. Questo importo, classificato come reddito da capitale, deve essere attribuito agli utili o alle riserve disponibili, in conformità con le normative fiscali e i principi contabili.

Imposte sui redditi: la differenza da recesso è indeducibile dal reddito d'impresa

La Corte di Cassazione, con una recente pronuncia, ha confermato la distinzione nei trattamenti fiscali riservati alla "differenza da recesso" in società di capitali e società di persone. Nel caso delle società di capitali, questa somma, considerata una sorta di rimborso per il socio uscente in occasione del recesso, non può essere dedotta come spesa fiscale, trattandosi di un reddito da capitale. Questa differenza dovrebbe essere imputata agli utili o alle riserve disponibili, in osservanza al Testo Unico delle imposte sui redditi e ai principi contabili.

L'interpretazione della Suprema Corte è stata confermata nell'ordinanza n. 27460/2024, che ha ribadito il principio secondo il quale la "differenza da recesso" rientra nella categoria di remunerazione o anticipata liquidazione di redditi futuri o utili latenti in bilancio. Questo principio esclude la deducibilità di tali importi come spesa aziendale ai fini fiscali.

I Giudici hanno anche sottolineato che, nelle società di capitali, il rimborso di queste somme dovrebbe avvenire tramite le riserve disponibili o tramite riduzione del capitale sociale, senza impattare il conto economico dell'azienda. Tale approccio è considerato in linea con le normative contabili e con il principio OIC n. 28, che stabilisce le modalità di riduzione del capitale sociale in tali circostanze.

Si evidenzia inoltre che, a differenza delle società di capitali, in quelle di persone la "differenza da recesso" assume la natura di reddito di partecipazione, con conseguenti implicazioni fiscali diverse.

Questi chiarimenti da parte degli Ermellini mettono in luce le complessità normative che regolano la gestione finanziaria e fiscale delle società in questi contesti specifici.

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